Il modo migliore di fare un passo in avanti nella vita e decidere che strada prendere dopo la laurea a volte è quello di farne uno di lato, cambiare prospettiva, cambiare città, paese, continente e mettere alla prova tutte le consuetudini costruite studiando a 45km di distanza da casa. Mettendo da parte il fascino del partire “a caso” e del viaggiare in sé, ho cercato un’ esperienza che desse valore a questi 12 mesi che avevo deciso di prendermi. Con questa sfida in testa ho saltato in lungo, oltre l’oceano lasciandomi alle spalle un percorso già disegnato in ambito accademico e tutte le sicurezze del giocare in casa. Direzione Huaycan, Perù.
Aspettativa. L’aspettativa, insieme a tutte le altre difficoltà del mettersi in gioco, è uno degli elementi centrali di tutte le cose belle e le cose brutte che possono capitare. Per quanto tu ti possa documentare e informare non potrai mai farti un’idea reale e precisa di come sarà il progetto che andrai a sostenere, di come saranno organizzate le giornate. Le tante piccole difficoltà e soddisfazioni, le strade dissestate, cosa mangerai a colazione, quale sarà la lista degli imprevisti che possono presentarsi nella periferia polverosa di Lima. Tutte le soluzioni di logica o di pancia a quegli imprevisti mi faranno arrivare a sera stanca ma soddisfatta, a volte frustrata ma dopo aver imparato una cosa in più.
Opportunità. Una volta ricamata una nuova quotidianità mi sono resa conto dell’occasione unica che mi stava offrendo il Servizio Civile e questa occasione potrei riassumerla nella parola responsabilità. In Italia non avrei mai avuto, se non tra molti anni, la possibilità di coprire un ruolo di responsabilità così grande in un laboratorio, con tutti i pro e i contro del caso. Responsabilità è libertà d’azione, delega e fiducia di altri rispetto alle tue scelte ma è anche sbagliare in prima persona, nome e cognome propri, non del proprio responsabile, capo etc. Questi tipo di processi, quelli di responsabilizzazione, sono quelli che fanno maturare davvero le persone sia umanamente che professionalmente. Sono anche quei contesti che spazzano via eventuali incertezze o ti fanno capire che devi cambiare strada. Essere referente di un laboratorio, poter seguire gli ordini, le procedure e seguire col gruppo di lavoro anche tutti gli aspetti più economici mi ha dato una prospettiva completamente nuova e ricca sia su quella che è la realtà in cui sono sia su quello che è il mio lavoro in generale. Quando nasci da un laboratorio accademico il tuo sguardo non riesce a vedere tutti quegli ingranaggi complessi che portano il laboratorio a funzionare. Grazie a questa esperienza sto, giorno per giorno, imparando questa complessa visione d’insieme che mi sarà bussola inestimabile nel fare tutte le scelte dirimenti del mio futuro professionale.
Pazienza. Pazienza è una brutta parola e se ti ci attacchi, all’avere pazienza, prima o poi la perdi. È un concetto booleano che c’è e non c’è, la porti o la perdi. Dopo qualche mese in Sudamerica, in Perù, non sorprende il fatto che sia questo continente ad aver ispirato il realismo magico di Márquez e del suo Cent’anni di solitudine. Qui il tempo e il fare sono scanditi da logiche imperscrutabili per uno straniero e cercar di portare pazienza conduce ad un conto alla rovescia con il volo di ritorno. Non si può far altro che togliersi le scarpe ed entrare, lasciando perdere i preconcetti, nel vortice culturale latino fatto di concatenazioni inimmaginabili e rituali sociali al limitare tra il magico e il bizzarro. Arrendersi e accettare tutto quello che ad un primo impatto è surrealtà pura, apprendere da questo fluire apparentemente illogico senza perdere di vista chi sei, cosa ci fai lì e quali sono i tuoi obiettivi. Perdersi è facile, perdere la pazienza è facilissimo, uscirne avendo imparato questo nuovo mondo e lasciarsene contaminare, una soddisfazione enorme.
In queste poche righe ho cercato di non perdermi nei dettagli esotici belli e brutti dell’esperienza, quelli che catturano l’occhio e fanno aneddoto. Ho cercato di distillare quello che è per me questa esperienza fino ad ora, sperando così di poter aiutare tutti gli eventuali indecisi e indecise a fare la scelta giusta, saltare in lungo oltre l’orizzonte del quotidiano e mettersi in gioco. La ricerca delle cose perdute è intorpidita dai gesti consuetudinari, ed è per questo che costa tanta fatica trovarle. Gabriel García Márquez.
06/05/2018, Huaycan. Irene Brusa, Casco Bianco in Centro naturista Peruviano “Anna Margottini”.
Un salto in lungo oltre l’oceano
Un salto in lungo oltre l’oceano
Il modo migliore di fare un passo in avanti nella vita e decidere che strada prendere dopo la laurea a volte è quello di farne uno di lato, cambiare prospettiva, cambiare città, paese, continente e mettere alla prova tutte le consuetudini costruite studiando a 45km di distanza da casa.
Mettendo da parte il fascino del partire “a caso” e del viaggiare in sé, ho cercato un’ esperienza che desse valore a questi 12 mesi che avevo deciso di prendermi. Con questa sfida in testa ho saltato in lungo, oltre l’oceano lasciandomi alle spalle un percorso già disegnato in ambito accademico e tutte le sicurezze del giocare in casa. Direzione Huaycan, Perù.
Aspettativa. L’aspettativa, insieme a tutte le altre difficoltà del mettersi in gioco, è uno degli elementi centrali di tutte le cose belle e le cose brutte che possono capitare. Per quanto tu ti possa documentare e informare non potrai mai farti un’idea reale e precisa di come sarà il progetto che andrai a sostenere, di come saranno organizzate le giornate. Le tante piccole difficoltà e soddisfazioni, le strade dissestate, cosa mangerai a colazione, quale sarà la lista degli imprevisti che possono presentarsi nella periferia polverosa di Lima. Tutte le soluzioni di logica o di pancia a quegli imprevisti mi faranno arrivare a sera stanca ma soddisfatta, a volte frustrata ma dopo aver imparato una cosa in più.
Opportunità. Una volta ricamata una nuova quotidianità mi sono resa conto dell’occasione unica che mi stava offrendo il Servizio Civile e questa occasione potrei riassumerla nella parola responsabilità. In Italia non avrei mai avuto, se non tra molti anni, la possibilità di coprire un ruolo di responsabilità così grande in un laboratorio, con tutti i pro e i contro del caso. Responsabilità è libertà d’azione, delega e fiducia di altri rispetto alle tue scelte ma è anche sbagliare in prima persona, nome e cognome propri, non del proprio responsabile, capo etc.
Questi tipo di processi, quelli di responsabilizzazione, sono quelli che fanno maturare davvero le persone sia umanamente che professionalmente. Sono anche quei contesti che spazzano via eventuali incertezze o ti fanno capire che devi cambiare strada.
Essere referente di un laboratorio, poter seguire gli ordini, le procedure e seguire col gruppo di lavoro anche tutti gli aspetti più economici mi ha dato una prospettiva completamente nuova e ricca sia su quella che è la realtà in cui sono sia su quello che è il mio lavoro in generale. Quando nasci da un laboratorio accademico il tuo sguardo non riesce a vedere tutti quegli ingranaggi complessi che portano il laboratorio a funzionare. Grazie a questa esperienza sto, giorno per giorno, imparando questa complessa visione d’insieme che mi sarà bussola inestimabile nel fare tutte le scelte dirimenti del mio futuro professionale.
Pazienza. Pazienza è una brutta parola e se ti ci attacchi, all’avere pazienza, prima o poi la perdi. È un concetto booleano che c’è e non c’è, la porti o la perdi. Dopo qualche mese in Sudamerica, in Perù, non sorprende il fatto che sia questo continente ad aver ispirato il realismo magico di Márquez e del suo Cent’anni di solitudine. Qui il tempo e il fare sono scanditi da logiche imperscrutabili per uno straniero e cercar di portare pazienza conduce ad un conto alla rovescia con il volo di ritorno.
Non si può far altro che togliersi le scarpe ed entrare, lasciando perdere i preconcetti, nel vortice culturale latino fatto di concatenazioni inimmaginabili e rituali sociali al limitare tra il magico e il bizzarro. Arrendersi e accettare tutto quello che ad un primo impatto è surrealtà pura, apprendere da questo fluire apparentemente illogico senza perdere di vista chi sei, cosa ci fai lì e quali sono i tuoi obiettivi. Perdersi è facile, perdere la pazienza è facilissimo, uscirne avendo imparato questo nuovo mondo e lasciarsene contaminare, una soddisfazione enorme.
In queste poche righe ho cercato di non perdermi nei dettagli esotici belli e brutti dell’esperienza, quelli che catturano l’occhio e fanno aneddoto. Ho cercato di distillare quello che è per me questa esperienza fino ad ora, sperando così di poter aiutare tutti gli eventuali indecisi e indecise a fare la scelta giusta, saltare in lungo oltre l’orizzonte del quotidiano e mettersi in gioco.
La ricerca delle cose perdute è intorpidita dai gesti consuetudinari, ed è per questo che costa tanta fatica trovarle. Gabriel García Márquez.
06/05/2018, Huaycan.
Irene Brusa, Casco Bianco in Centro naturista Peruviano “Anna Margottini”.
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